Il male ha la barba blu: uomini da evitare

Il male ha la barba blu: uomini da evitare

Barbablù è un gran signore brutto di aspetto ma estremamente ricco ed in cerca di moglie. Pare, ma nessuno ne ha la prova, che in passato fosse già stato sposato. Nessuno, però, sa dire nè se ciò sia vero nè dove siano finite le altre spose. Desideroso di convolare a nozze il prima possibile si presenta a casa di una vedova con quattro figlie femmine e tre figli maschi: comincia a corteggiarle con modi seducenti, splendidi doni, soggiorni in castelli meravigliosi, ori e gioielli, ogni tipo di divertimento che poteva fare l’animo lieto. Mentre le maggiori si tirarono indietro disgustate dalla bruttezza di quell’uomo la più piccola, ammaliata dallo splendore dei doni di Barbablù, decise di cedere alla sua corte nonostante il senso di repulsione che provava perchè tutto sommato “Quella barba non era così poi blu”. Le nozze furono così celebrate in fretta e furia: poco dopo lo sposo partì lasciando sola la sposina con un enorme mazzo di chiavi ed una consegna “Fai quello che vuoi ma non entrare mai nella stanza che questa piccola chiave apre”. La giovane annuì: partito lo sposo invitò al Castello le sorelle e dopo alcuni giorni di pace e serenità, godendo di ogni bene materiale, la curiosità prese il sopravvento e lei decise di entrare nella stanza proibita. Nel momento in cui la porta si aprì la chiave divenne insanguinata e davanti ai suoi occhi si aprì l’orrore di trovare nella stanza segreta le altre mogli di Barbablù decapitate. La sera stessa egli tornò e la sposa gli consegnò il mazzo senza la chiave più piccola che, fatata, continuava a sgorgare sangue da ogni lato. La mattina dopo egli la chiamò e le chiese indietro la chiave: la Sposa cercò di prendere tempo ma ovviamente Barbablù aveva capito che ella aveva infranto la promessa! La intimò quindi di prepararsi alla morte immediatamente: la fanciulla, astuta, gli chiese del tempo per pregare e rimettere l’anima a Dio. Il consorte le concesse un quarto d’ora di tempo per pregare, non un minuto di più. La ragazza quindi fece appello a tutte le sue energie mentali e mandò un messaggio di disperato aiuto ai fratelli: i minuti passavano, la sposa chiedeva sempre più concitatamente alle sorelle maggiori, recatesi nella Torre del castello, se li vedesse arrivare dalla Valle. Quando ormai non c’era più tempo e Barbablù era già addosso a lei per ucciderla i fratelli finalmente arrivarono in soccorso e come in ogni fiaba si rispetti uccisero il cattivo liberando la Fanciulla.

Da bambina nessuno mi aveva mai letto la storia di Barbablù. Crescendo l’avevo trovata nella raccolta di favole ereditata dalla zia che mi divertivo a leggere nei pomeriggi tornata da scuola: ricordo con vividezza la paura che provavo di fronte alle immagini della piccola chiave piena di sangue e di quell’uomo dal volto crudele e dalla lunga barba di colore bluastro che accompagnavano le pagine della storia di Perrault. Da ragazzina, appassionatami come molte allo splendido libro della Dr.ssa Clarissa Pinkola Estes, Donne che corrono con i lupi, ne avevo apprezzato la rilettura in chiave psicologica.

Adesso da Mamma di una bambina e da Professionista che spesso lavora con giovani donne alle prede con relazioni sentimentali “sbagliate”, ne colgo pienamente il senso più profondo, quello che già da adolescente mi aveva affascinato quando avevo letto per la prima volta (ma ne sarebbero seguite molte altre!) quel libro che poi, insieme ad altri, avrebbe contribuito alla mia scelta Universitaria alcuni anni dopo. Se infatti nella versione originale di Perrault lo scopo del racconto è moralistico (e ricorda secondo alcune interpretazioni il Peccato Originale di Eva), ossia ammonire le femmine dall’esercitare la curiosità propria della loro razza, la storia si presta ancora meglio come pretesto oggi per parlare alle nostre Figlie di come imparare a gestire i rapporti sentimentali, di come fare a riconoscere gli uomini da evitare, di come proteggersi da essi e di come uscire da storie pericolose.

“Tutte le creature devono imparare che esistono i predatori.”

I fatti di cronaca degli ultimi anni parlano chiaro: dietro l’omicidio di una donna, dietro abusi e violenze raramente c’è un estraneo, un maniaco occasionale, il Lupo Cattivo incontrato per caso vagando nella foresta. Molto più frequentemente ci sono uomini di quelli che avremmo dovuto riconoscere ed evitare. Un marito violento, un partner con tratti sadici, possessivo e dipendente nella misura in cui “Se non sarai mia non sarai di nessun’altro”, un Narcisista maligno. Spesso sembra che la Donna fosse all’oscuro, sino al momento del dramma, della Natura Malvagia del suo Compagno ma a vedere bene spesso invece i segnali c’erano. Piccole crisi di rabbia mal gestita, uno schiaffo qui, un insulto pesante lì. L’idea che tutto sommato l’Altro fosse solo stressato, che magari lei stessa ne avesse provocato la reazione, che magari tutto questo possa essere normale in un rapporto di coppia.

Nella propria rilettura della favola la Dr.ssa Estes introduce la splendida definizione di Predatori Naturali della Psiche: questi Uomini appaiono agli occhi della fanciulla ingenua del mondo e disattenta nei confronti del proprio potente potere intuitivo come dotati di carisma e fascino perché abili seduttori “nonostante la folta barba blu” che, inizialmente, aveva creato invece consone sensazioni di allarme e diffidenza. Se la Fanciulla fosse stata sufficientemente allenata all’ascolto della propria “pancia”, delle proprie emozioni di paura, di disgusto, di diffidenza, probabilmente, come le proprie Sorelle Maggiori, si sarebbe tenuta lontana da lui a tutti i costi.

Le partner ideali dei tanti Barbablú, di quegli uomini da evitare, sono bambine che nell’infanzia appaiono dall’esterno brave, carine, dolci, compite, le classiche figlie perfette che non danno mai problemi ai genitori. Timide e remissive sembra facciano fatica spesso a dire un no, ad esprimere una propria personale opinione, troppo spaventate delle conseguenze eventuali di un disaccordo o di una lite (Te ne andrai da me? Mi giudicherai male?). Il proprio senso di amabilità personale è frequentemente basso e la sensazione di essere trasparente agli altri assai frequente: ci si sente vive ed esistenti per l’altro solo facendo qualcosa o essendo in un certo modo. Tipica è l’idea di poter cambiare il partner con il proprio amore o di non essere in grado di vivere senza qualcuno che, illusoriamente, ci dia la sensazione di guidarci, di poter pensare al nostro posto. Frequentemente in queste donne si osservano aspetti di dipendenza nelle relazioni, se non addirittura una vera e propria pericolosa Sindrome della Crocerossina.

Non è infrequente che esse arrivino da famiglie in cui con almeno un genitore erano presenti modalità relazionali basate sul compiacimento compulsivo dei desideri dell’altro: queste bambine diventano quindi espertissime nel sintonizzarsi sui desideri dell’altro anticipandoli ma spessissimo risultano totalmente opache ai propri. Queste bambine risultano totalmente disallenate al riconoscimento delle proprie emozioni e sensazioni fisiche, ignare dei propri obiettivi di vita.  Possono essere rintracciabili nei genitori di queste bambine difficoltà nella gestione delle emozioni con tendenza al loro evitamento.

Altre volte si tratta di bambine cresciute in famiglie estremamente patriarcali, dove il modello femminile appreso era simile a quello che poi avrebbero introiettato ed iniziato a replicare una volta cresciute.

Nei casi più estremi queste bambine arrivano da storie di vita profondamente traumatiche, dove non è infrequente incappare in una precoce esposizione alla sessualità se non addirittura in veri e propri abusi fisici ripetuti nel tempo. Tipico è il profilo psicologico della compagna dell’uomo violento all’interno della cui storia di vita si rintracciano mixage letali di accudimento, aggressività e sessualità con le figure genitoriali.

Un Barbablù può essere depotenziato secondo la lettura del libro della Dr.ssa Estes solo facendo ricorso ad energie tradizionalmente attribuite al “Maschile”: “aggressive” sul piano energetico, vitali, che uccidano  il legame emotivo con il Carnefice ed elevino la Fanciulla dal ruolo auto-inflitto di Vittima a quello di Donna Selvaggia (per dirla con la Estes).

Perché solo leggendo alle nostre bambine fiabe come questa, perché solo insegnando loro a conoscere e ad affinare i propri sensi senza farsi abbindolare da promesse o da false apparenze potremo aiutarle a capire di chi fidarsi e di chi sarebbe meglio tenersi alla larga. Tutelando il loro sviluppo come persone e non riducendole a graziosi soprammobili potremo sperare che quando incapperanno in un Barbablù seducente (perchè prima o poi succede a tutte) saranno in grado di guardare in faccia il Mostro dietro la Maschera e di vederlo come tale senza pretendere che esso sia qualcosa di diverso da ciò che sembra. Senza cercare di rendere quella barba ai propri occhi graziosa a forza, senza pensare che essa non sia poi così brutta, che prima o poi magari la taglierà, che potrà forse tingerla o che tutto sommato sia addirittura alla moda.

Dott.ssa Agnese Fiorino

13 febbraio 2016

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